La "fase 2": Rimbocchiamoci le maniche

Ieri sono andato in centro da un mio assicurato. Era da prima del lockdown che non passavo per le antiche vie di Verona. La città era sempre bella, con il suo consueto fascino millenario, con questo cielo azzurro e col sole che rifletteva i palazzi storici e la pavimentazione spettacolare di Piazza Erbe.
Era come sempre bella, ma triste.

Sappiamo tutti che è praticamente tutto chiuso: negozi, bar, ristoranti, alberghi.. ma vederlo con i propri occhi in una mattina così luminosa è devastante. Persino le tende dei ristoranti di Piazza Bra non ci sono più. Niente più sedie a riempire la piazza, niente signore che entrano nei negozi di moda, niente di niente. Solo qualche passante, come me, che andava a lavorare perché parte di qualche servizio pseudo-essenziale.

Questo mi ha fatto subito pensare a quanto la situazione sarà grave e difficile nella tanto desiderata “fase 2”.

Il tessuto economico italiano è formato per lo più dai tanti piccoli imprenditori e dalle loro famose piccole e micro imprese, nelle quali ci sono orgogliosamente anche io con la mia Agenzia. Tutti insieme siamo non solo la stragrande maggioranza del PIL, ma formiamo anche quasi l’intero tessuto sociale della nazione. Noi, i nostri dipendenti e i nostri collaboratori, siamo le famiglie italiane. 

Questo comporta fragilità, per la nostra scarsa grandezza. Ma anche tanta flessibilità.
Se è vero che rischiamo il tracollo in fretta è altrettanto vero che possiamo cambiare in fretta, innovare in fretta e rinascere in fretta.

Ci sono settori completamente in ginocchio che hanno bisogno di sostegno concreto: soldi. Anche a fondo perduto, oltre che prestiti garantiti. Il governo, tralasciando le lentezze sue e della macchina burocratica italiana, ha fatto e sta facendo molto, assieme all’Europa. Ma non credo basti, guardandomi attorno. Speriamo che le istituzioni continuino con maggiore coraggio a sostenere l’economia; tuttavia questo non sarà sufficiente se non ci sarà una risposta vera e attiva da parte della popolazione. Tante piccole imprese hanno bisogno di vera solidarietà anche da parte di chi ha sofferto meno in questo periodo. Personalmente penso si possa ripartire solo con la consapevolezza che servono anche altre cose, non solo soldi in più.

Tutti coloro a cui è rimasto un grammo di energia, infatti, sono chiamati a tirare fuori tutta la grinta del mondo. Credo molto nel principio che se tiri su te stesso tiri su anche gli altri. Perché le lamentele non portano a nulla di buono. Le lamentele ci tirano verso il basso.

Come sempre anche questa volta, sebbene sia più difficile delle altre, ci troviamo di fronte alla realtà: dobbiamo arrangiarci. Dobbiamo esplodere di entusiasmo e trainare in avanti noi stessi, gli altri e il Paese intero.

In questa “fase due” rimbocchiamoci le maniche, aiutiamo chi rimane indietro e facciamo vedere a tutti quanto è grande l’Italia. 🇮🇹

Carlo Aguzzi